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In questo lavoro è raccontata la storia di Gioia ed è attorno ai suoi passi che si articolano questi scatti, con l’obiettivo di trasformare il suo racconto in immagini.
”Sono sfinita, non sto bene, vomito spesso, non mangio, bevo poco, perdo peso, quasi non sto più in piedi […] mi sembra di impazzire, sono fuori di me; sulle gambe, sul costato e sulle braccia ho ancora i segni dei loro coltelli”.
Gioia parte dalla Nigeria per sbarcare in Italia affrontando un viaggio durato diversi anni.
I segni del suo percorso sono incisi sul suo corpo, resi evidenti da numerose cicatrici, ma il suo passo è oggi forte e deciso e io posso essere testimone della sua forza e del suo coraggio.
Nel presente lavoro è stata utilizzata la tecnica di trasferimento delle foto attraverso colla Medium su supporto di legno, in modo da costringere l’osservatore ad una maggiore concentrazione per il riconoscimento delle immagini.
Nella realizzazione finale è stata determinante la collaborazione di diverse persone a cui è stato chiesto di incidere, liberamente, qualsiasi pensiero il lavoro suggeriva loro.
Le incisioni hanno inoltre permesso la visione del colore sottostante, l’argento, come a voler ricordare le coperte termiche che hanno avvolto Gioia e tanti altri.
Come il progetto iniziale prevedeva, l’opera è caratterizzata da un gran numero di scritte con lo scopo di renderne difficile la lettura, attraverso la loro sovrapposizione. Questa strategia vuole tradurre nella percezione comune la difficoltà provata dalla protagonista nella previsione del suo futuro.
Francesca Fiore
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