Dall’articolo di Natasha Caragnano su Zeta Luiss:

La fotografia virtuale sta ridefinendo il concetto stesso di foto. Il progetto di Mattia Lucia de Nittis e Francesca Fiore dimostra come questa rivoluzione può funzionare, ma solo con la sensibilità dell’occhio umano dietro l’obiettivo.

Nel progetto fotografico Emozioni binarie di Mattia Lucia de Nittis Francesca Fiore, del collettivo Ammodo Studio, il ritratto racconta emozioni attraverso uno sguardo, un sorriso e la profondità della luce, mentre la fotografia virtuale ricostruisce e dà forma in uno spazio tridimensionale. Pensieri, emozioni o scene del mondo reale attraverso i modelli 3D e le grafiche sembrano essere immortalate da un obiettivo.

Paura. Uno sguardo perso tra aculei di ferro. È la paura che crea una gabbia nella nostra mente.
Rabbia. Rami appuntiti si districano come nervi sulla fronte accigliata. Cime irrequiete di un colore intenso.
Tristezza. Uno sguardo di vetro si frantuma in mille pezzi. Lacrime riflesse negli occhi.
Gioia. Un tuffo nel mare, l’acqua s’increspa e crea delle onde. Così anche il volto accoglie un leggero sorriso.
Determinazione. Volontà ferma, come le linee del volto, di crescere verde e sbocciare anche su una roccia fredda.

La fotografia virtuale costruisce attraverso modelli 3D,materiali, grafiche e immagini 2D forme tridimensionali in un spazio virtuale. I software permettono di costruire oggetti e ambienti, rendendoli vivi con texture e luci, e di creare set fotografici e ambienti in cui inserire il protagonista dello shooting. Questo genere di fotografia sta diventando sempre più diffusa nelle immagini pubblicitarie perché permette di rendere il prodotto al meglio: non sono ammesse imperfezioni con questa tecnologia.

«Ma il nostro corpo è imperfetto, così come le nostre emozioni», dicono quasi all’unisono Mattia e Francesca. La fotografia virtuale può rendere visibili spazi o idee di cui non conosciamo la forma, come nel progetto Emozioni binarie. Lo sviluppo tecnologico che stiamo vivendo cambierà , e lo sta già facendo, il nostro modo di vivere ed esprimerci. Ma per ricreare le imperfezioni di cui parlano le due giovani fotografe avremo bisogno di un occhio umano dietro l’obiettivo, o almeno in questo caso.  

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Articolo di: Natasha Caragnano

Progetto di:  Mattia Lucia de Nittis Francesca Fiore