The follower of the new wave
Il 2019 è l’epoca di internet, dei social network e dell’iperconnessione. La nostra generazione, nonostante abbia tutto a portata di click, non riesce ad avere molte “views” sul proprio futuro. Forse è proprio questo che ci spinge ulteriormente a guardare il presente ed il futuro attraverso il passato. Si coglievano i passaggi, le rotture, il prima e il dopo. I Sessanta non erano i Cinquanta; gli Ottanta non i Settanta. Leggings fluorescenti, giacche oversize, animalier e gonne in vinile sottolineavano il desiderio di cambiare in tutte le forme. Era la “New Wave”, gli anni ’80 e la voglia di osare che superava la paura di essere giudicati.
Come nella moda così nella musica, questo sentimento veniva espresso discostandosi da quelli che erano i generi musicali del periodo precedente: disco, mod ed elettronica si mescolavano in un nuovo ensemble per creare delle sonorità davvero nuove.
Oggi la nostra generazione tenta in qualche modo di ribellarsi alla società, ma ogni volta finisce intrappolata nella realtà virtuale. Negli anni 2000 la musica Trap contava di riscattare i giovani dalle briglie del perbenismo, invece si è persa nel mare dei likes, ammaliata dalle sirene delle griffe e del denaro, scoprendo, amaramente, che il numero dei follower conta di più del sostenere le proprie opinioni.
In questa proposta tratteggiamo la nostra generazione come “The Follower of the New Wave” fatta di giovani che desiderano creare il nuovo ma restano paurosamente attaccati a quello che c’è e si sentono forti solo se si somigliano e si riconoscono.
La scenografia si concentra sul contrasto tra vecchio e nuovo “plastificato”, come se fosse un qualcosa ancora da scoprire, ma in realtà già passato. Un passato che copriamo e proteggiamo col cellophane o nel freezer, per far sì che sia sempre pronto all’uso in caso di necessità. Forse abbiamo paura di perdere l’autenticità delle prime volte o di non essere pronti a prendere parte di un futuro troppo incerto e che ha poco a che fare con “Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”.
Mattia de Nittis
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